Prima di cominciare a parlarvi dell’escursione per arrivare sul Colle Superiore delle Cime Bianche, vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore.
Aiutaci a salvare l’ultimo vallone selvaggio!
“C’è un ultimo vallone selvaggio ai piedi del Monte Rosa, esiste da sempre e tra poco non esisterà più”. Sono le parole di Paolo Cognetti, pubblicate in un inserto culturale di Repubblica nel 2017.
Questo vallone è un luogo che mi sta molto a cuore. Inutile cercare di spiegarvi le mille emozioni che mi ha dato mentre camminavo in quell’immenso vallone selvaggio, consapevole di essere sola e lontana da esseri umani per km. Ero lì, solo io e quel vallone.
Il vallone delle Cime Bianche, di Cortot o Cortaud, si trova in Val D’ayas ed è l’unico vallone rimasto selvaggio, senza segni della mano dell’uomo, nessuna strada sterrata, jeepabile, impianti sciistici o funivie. Eppure, l’integrità di questo vallone è ora in pericolo! Il suo pericolo e nemico, ovviamente, è l’avarizia dell’essere umano che sente il bisogno di antropizzare ogni cosa che incontra!
Se c’è una cosa che mi fa tanta rabbia è proprio questa! Deturpare una rara bellezza naturale per soldi!
Si tratta di un luogo di grande valore per il suo raro e fragile ecosistema e dalla sua unica biodiversità. É anche un’area archeologica importante data la presenza di siti estrattivi e di lavorazione della pietra ollare. La maggior parte del Vallone è tutelata dalla ZPS “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa” (IT1204220), espressione della rete europea Natura 2000.
no al progetto funiviario nel vallone
“Lungo, ampio ed ancora incontaminato, il Vallone delle Cime Bianche si estende a NW di St. Jacques fino allo spartiacque tra la Valle d’Ayas e la Valtournanche. Questo magnifico ambiente naturale rischia di essere distrutto perché è il segmento mancante di un carosello di impianti sciistici che, se completato, collegherebbe Alagna Valsesia a Cervinia. Confidiamo che sia difesa la sua preziosa verginità con la creazione di un parco naturale: la sua salvaguardia è richiesta dai fenomeni geologici e naturalistici di straordinario interesse che contiene.”
(cit. Giorgio Dal Piaz)
Il vallone è minacciato dal progetto del 2015 che prevede un collegamento esclusivamente funiviario e non sciistico, volto a connettere la zona di Frachey (Val d’Ayas) con gli impianti a monte di Cervinia. La costruzione di tale impianto arrecherebbe un danno irreparabile all’ecosistema ancora intatto del Vallone delle Cime Bianche, stravolgendo inoltre i delicati equilibri di un’area protetta dalla normativa europea.
Con una petizione lanciata da varasc.it, si cerca di fermare questo progetto assurdo che andrà a distruggere l’ultimo vallone selvaggio della Val d’Ayas! Qui di seguito vi lascio la petizione da firmare. Basta un click e pochissimi minuti per una vostra firma e per condividerla a più persone possibili! Vi ringrazio di cuore!
PETIZIONE IN DIFESA DEL VALLONE DELLE CIME BIANCHE
Il Colle Superiore delle Cime Bianche
Il Colle superiore delle Cime Bianche è un valico alpino situato a 2.982 m., che unisce la Valtournenche con la Val d’Ayas nella Valle d’Aosta. Le maestose Cime Bianche (Gran Sometta, Bec Carré e Pointe Sud) sono cime di roccia calcarea, la cui fascia chiara è quanto rimane delle isole coralline di un mare tropicale sconvolto dallo scontro della zolla europea con quella africana.
Come raggiungere il Colle Superiore delle Cime Bianche
DETTAGLI escursione
DISLIVELLO | 1293 m |
PARTENZA | Saint Jacques 1689 m |
ARRIVO | Colle Superiore Cime Bianche 2982 m |
DIFFICOLTA’ | E |
DURATA | 4-4.30 ore |
SEGNAVIA | Sentiero n. 6 |
Il punto di partenza per questa escursione è il paesino di Saint Jacques (1689 m), l’ultimo centro abitato e carrabile della Val d’Ayas.
Dopo aver superato la chiesetta, proseguiamo dritto tramite una ripida salita in asfalto. Superiamo il bar “Fior di Roccia” e da qui cominceremo a vedere le prime segnaletiche gialle che ci indicano il sentiero numero 6 per il colle Nord delle Cime Bianche.
Proseguiamo avanti, costeggiando il torrente Evançon, fino a superare un piccolo ponte in legno. Qui troviamo una piccola fontana in legno, dove possiamo riempire la borraccia prima di salire.
Imbocchiamo la mulattiera con degli ampi gradoni sulla destra, fino ad arrivare nel bosco. Si continua a salire proseguendo sempre dritto e seguendo le frecce gialle che incontrerete dipinte sui massi. Impossibile perdersi!
Inizialmente, con i muscoli ancora freddi, la salita si farà sentire. Ma riscaldandosi sarà sempre più semplice.
Arriviamo alla frazione di Fiery (1878 m). Qui avrete due possibilità: sulla sinistra avete il sentiero per il bar/ristorante Fiery e il sentiero numero 6 per la nostra destinazione e a destra si prosegue per il lago blu.
Seguiamo la traccia sulla sinistra, seguendo le segnaletiche n. 6 e superiamo Fiery, qui possiamo trovare un vecchio albergo abbandonato e la caratteristica chiesetta. Si attraversa un ponte e si rientra nuovamente nel bosco, che con una serie di tornanti e qualche rudere di alpeggi, si arriva in un grande e verde vallone.
La vista è meravigliosa e in queste ore mi è sembrato si fosse fermato il tempo!
Continuando in avanti, tralasciando il bivio a destra per il Bivacco città di Mariano, attraversiamo il bellissimo vallone acquitrinoso fino a raggiungere l’Alpe Mase (2300 m).
Da qui, si ricomincia a risalire sui massi sulla nostra sinistra, seguendo sempre le frecce gialle. Arriveremo ad un altro altopiano dove, dopo aver guadato un ruscello, si sale ancora in ripida salita raggiungendo il bellissimo Gran Lago delle Cime Bianche (2808 m)! Qui potreste essere richiamati dall’urlo di qualche marmotta!!! :O
Difficile non rimanere meravigliati dalla sua bellezza. Il contrasto di quei colori sull’acqua è qualcosa di stupefacente. A fine agosto era pieno di eriofori ed era davvero bella la loro presenza in quel contesto.
Dopo aver finito di stupirvi e meravigliarvi di fronte alla grande bellezza delle Alpi, è il momento di salire sul colle superiore delle Cime Bianche.
Prendiamo il sentiero sulla sinistra dal Grande Lago. La ripida salita offre un panorama molto suggestivo sui due bacini del lago, da questa altezza i due laghi si presentano di un bel colore blu! Salendo potremo scorgere anche il Lago di Ventina.
Un ultimo sforzo ed ecco che spuntiamo sul Colle Superiore delle Cime Bianche (2982 m)! Se abbiamo fortuna nel bel tempo avremo l’occasione di vedere apparire la cima del Monte Cervino! Per mia sfortuna il tempo era molto nuvoloso e, appena salita su, ha cominciato a nevicare. La neve a quasi 3000 m il 31 Agosto! Incredibile!!!
Una volta aver respirato quest’immensa aria di meraviglia, possiamo anche farci un po’ sconsolare dalla desolante presenza del cemento degli impianti sciistici…
Ancora una volta vi rimando l’appello di firmare la petizione per salvare quest’area selvaggia e meravigliosa, che oramai porto nel mio cuore e da quando ci sono stata non riesco a togliermela dalla testa.
PETIZIONE SALVIAMO IL VALLONE SELVAGGIO DELLE CIME BIANCHE
Le foto presenti qui non rendono minimamente la maestosità di questo posto. Andateci per crederci!
Il ritorno avviene sullo stesso percorso di salita. Solo che vedrete il paesaggio da un’altra prospettiva e ancora una volta con il batticuore ad ogni scorcio.
Come arrivare a Saint Jacques
NAVETTA
Io sono partita da Champoluc, dall’hotel Le Campagnol, dove si trova la fermata della navetta rossa gratuita, che porta a Saint Jacques, proprio di fronte all’hotel. Ci vogliono circa 8 min con la navetta, che vi porterà direttamente alla piazza dove poter cominciare la salita per il lago.
La navetta rossa, collega Champoluc a Saint Jacques ed è gratuita. Vi lascio qui orari e fermate (risalente estate 2021).
AUTO
Se arrivate in auto: bisogna raggiungere la località di Saint Jaques in Val d’Ayas. Percorrendo l’autostrada A5, si esce al paese di Vérres e, passata la rotonda, si prosegue in direzione di Champoluc. Subito dopo il paese di Champoluc si procede verso il paesino di Saint Jaques. Una volta qui, per parcheggiare l’auto, si può usufruire del parcheggio in piazza, ma è abbastanza piccolo. Se non trovate posto potete tornare indietro e sfruttare il parcheggio all’ingresso del paese, lo vedete arrivando, è distante meno di 5 minuti a piedi.
Il vallone selvaggio e le mie emozioni
Inizio a camminare, sento i muscoli ancora freddi, addormentati, il mio corpo fatica un po’. Ma poi, più cammino, più sento il corpo che si scioglie, comincio a sentire caldo.
Via la giacca.
Via il pile.
Riprendo lo zaino e ricomincio a camminare.
Le salite mi ammazzano ma sono anche quelle che mi permettono di raggiungere i panorami più spettacolari!
Quando cammino nei boschi mi piace sentire il silenzio che mi circonda. Ma quando mi fermo mi accorgo che non c’è mai del vero silenzio. Qualche uccello che canticchia, una lucertola che si muove sotto il manto delle foglie, il rumore di un ruscello nelle vicinanze, la voce degli alberi che mi parlano in una lingua, per me, ancora incomprensibile.
Riprendo a camminare, la salita è dura ma la mia determinazione lo è ancora di più. Sento che nulla può fermarmi.
Ascolto con tutti i sensi.
Il rumore dei miei passi, lo scricchiolio delle foglie secche, lo sfregare dei miei pantaloni, tenuti lunghi per l’instabilità del meteo, un po’ come l’instabilità del mio umore in quarantena.
Ad un tratto, tra tutti questi piccoli ed impercettibili rumori, mi fermo.
Trattengo il respiro. E lo sento.
Il silenzio.
Lo avete mai sentito davvero?! Io no.
Per la prima volta in vita mia ero nell’assoluto, assordante silenzio. Vi giuro, ho i brividi e addosso sento quella paura (durata un nano secondo) dell’ignoto!
E chi lo conosce il silenzio…Io, sempre nel caos delle città, nei sentieri pieni di vita, nei bar, nei mezzi di trasporto, anche il mare, con le sue onde, fa rumore.
Ma ora io, qui, nell’unico vallone selvaggio rimasto della Val D’Ayas, a chilometri e chilometri dalla società, incredibilmente sola, ho conosciuto il silenzio!
Ho sorriso, ti ho immensamente ringraziato. E poi ho ringraziato me, che senza paura e un sacco di tenacia, sono venuta a cercarti e, dopo 28 anni, a trovarti.
Ho continuato a camminare, guardo la mappa, ho quasi superato i 3000 metri di quota.
Ascolto.
I passi si fanno più pesanti, i battiti più ripetuti e rumorosi e il cuore sempre più leggero.
Incredibilmente più leggero. Come quelle nuvole che ora, qui, riesco perfino a toccare.
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I 10 comandamenti (più uno) del buon camminatore
- Fermarti quando il tuo corpo e la tua mente lo necessitano.
- Riprendere fiato dopo una lunga salita.
- Seguire il proprio ritmo.
- Parlarsi, ascoltarsi, capirsi, accettarsi, amarsi.
- Accettare le difficoltà e superarle.
- Non tutto si ottiene subito.
- Sorridere, sempre e comunque.
- A volte perdersi ci fa scoprire strade e panorami che ci tolgono il fiato.
- Potete mollare.
- Decidere con chi camminare è fondamentale.
- Vivere di poco è il segreto della felicità.